House of Mirrors

House of Mirrors

Domenica scorsa, quando Pietro Ranieri scende per il quinto fallo e raggiunge in panchina Doumbia (anche lui fuori per falli) e Markovic (fermato da un problema fisico), le “Twin Towers” gialloblù sono Galli e Restelli.

Altezza media del quintetto: 192 cm. I 204 di Aco Mandic sembrano l’Everest.

Ma ecco che il PalaPratizzoli, in largo anticipo sulle giostre di San Donnino, si trasforma nella Casa degli Specchi.

E allora gli avversari vedono un Lollo Restelli allungato, un Wembanyama meneghino (un Wembaghino? Un Meneghyama?): per due volte oscura la vallata ai friulani, si piazza davanti a Mandic e gli fa fare gli straordinari, mentre in attacco si allunga e pesca punti pesanti.

Il riflesso di Valdo è ovunque. L’hai appena visto tirare giù un rimbalzo difensivo, con lo “schiaffo” sul pallone di garnettiana memoria, e contemporaneamente lo vedi sulla linea dei 3 punti in attacco, ad impensierire la difesa insieme a Milo.

Scattolin è un effetto ottico vivente, sulla frase degli specchietti retrovisori (“gli oggetti raffigurati sono più vicini di quanto sembra”) ci ha costruito il suo bushido personale: appena Venuto & Co. si rilassano un attimo, pensando di averlo distante, ecco che arriva il furto.

Ma l’illusione più riuscita è quella di Tommaso Bellini, che fa come la luce delle stelle: a noi arriva l’immagine di un ventenne, ma nel frattempo lui è invecchiato di 10 anni nel lasso di 30 minuti (tipo Robin Williams in “Jack”) e ha messo su la maturità e gli attributi per piazzare le due bombe che segnano la partita, in uno scambio balistico con Tonut.

5-6 minuti di giostra, abbastanza per venirne fuori belli disorientati, ma sicuramente soddisfatti del biglietto.